Classe II A afm, realizzazione del video “Ci vorrebbe un miracolo”
Tra novembre e dicembre 2021, per un totale di sei incontri, la classe II A afm ha partecipato ai laboratori decentrati del Piero Gabrielli, progetto “Come si dice scuola”, un percorso su storie e improvvisazioni nate da una riflessione sul mondo della scuola ai tempi della pandemia.
Il Laboratorio Teatrale Piero Gabrielli -nato da una intesa tra Roma Capitale, l’USR per il Lazio e l’Associazione Teatro di Roma- si è affermato nella scuole romane come modello di integrazione di tutte le diversità, utilizzando il mezzo teatrale per creare contesti inclusivi e creativi.
La nostra II A afm ha collaborato inventando una storia e realizzando il video “Ci vorrebbe un miracolo”, riflessione ironica, ma non troppo, sul valore della conoscenza e della comunicazione nella scuola.
Un grazie di cuore alla regista Maria Teresa Campus che ha saputo individuare e mescolare le diverse capacità e possibilità di esprimersi degli studenti, trasformando il caos in creatività.
E, soprattutto, complimenti ai nostri alunni, che si sono dimostrati insospettabili sceneggiatori, attori e operatori del video.
LINK AL VIDEO
“Ci vorrebbe un miracolo”
In base all’ Art 58 del decreto 73 sostegni bis Piano scuola 21 22 la Dad è prevista come descritto al punto d) del Decreto-legge e come può leggersi:
d) a tenere conto delle necessità degli studenti con patologie gravi o immunodepressi, in possesso di certificati rilasciati dalle competenti autorità sanitarie, nonché dal medico di assistenza primaria che ha in carico il paziente, tali da consentire loro di poter seguire la programmazione scolastica avvalendosi anche eventualmente della didattica a distanza.
Pertanto, viene attivata la didattica a distanza o integrata soltanto in presenza di assenze che si protraggono per patologie gravi e certificate.
In tal senso il Collegio Docenti ha deliberato, nella seduta di settembre, che la scuola si sarebbe allineata a quanto disposto dalla normativa vigente.
Si specifica che, in presenza di contagio, le assenze per chi è attinto da Covid non sono computate e si sottolinea che se una studentessa o uno studente è positiva/o al virus è bene che segua le eventuali terapie e cure del caso per una pronta ripresa
Professore di storia e filosofia, Pietro Carmina, morto nella terribile esplosione insieme a tutta la famiglia di Ravanusa, salutò così i suoi alunni quando andò in pensione:
"Ai miei ragazzi, di ieri e di oggi.
Ho appena chiuso il registro di classe. Per l’ultima volta. In attesa che la campanella liberatoria li faccia sciamare verso le vacanze, mi ritrovo a guardare i ragazzi che ho davanti.
E, come in un fantasioso caleidoscopio, dietro i loro volti ne scorgo altri, tantissimi, centinaia, tutti quelli che ho incrociato in questi ultimi miei 43 anni.
Di parecchi rammento tutto, anche i sorrisi, le battute, i gesti di disappunto, il modo di giustificarsi, di confidarsi, di comunicare gioie e dolori, di altri, molti in verità, solo il viso o il nome.
Con alcuni persistono, vivi, rapporti amichevoli, ma il trascorrere del tempo e la lontananza hanno affievolito o interrotto, ahimè, quelli con tantissimi altri.
Sono arrivato al capolinea ed il magone più lancinante sta non tanto nell’essere iscritto di diritto al club degli anziani, quanto nel separarmi da questi ragazzi.
A tutti credo aver dato tutto quello che ho potuto, ma credo anche di avere ricevuto di più, molto di più.
Vorrei salutarvi tutti, quelli che incontro per strada, quelli che mi siete amici sui social, e, tramite voi, anche tutti gli altri, tutti, ed abbracciarvi ovunque voi siate.
Vorrei che sapeste che una delle mie felicità consiste nel sentirmi ricordato; una delle mie gioie è sapervi affermati nella vita; una delle mie soddisfazioni la coscienza e la consapevolezza di avere tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista.
Ho imparato qualcosa da ciascuno di voi, e da tutti la gioia di vivere, la vitalità, il dinamismo, l’entusiasmo, la voglia di lottare.
Gli anni della scuola per quanto belli, non sempre sono felici né facili, specialmente quando avete dovuto fare i conti con un prof. che certe mattine raggiungeva livelli eccelsi di scontrosità e di asprezza, insomma …. rompeva alla grande. Ma lo faceva di proposito, nel tentativo di spianarvi la strada, evidenziandone ostacoli e difficoltà.
Vi chiedo scusa se qualche volta non ho prestato il giusto ascolto, se non sono riuscito a stabilire la giusta empatia, se ho giudicato solo le apparenze, se ho deluso le aspettative, se ho dato più valore ai risultati e trascurato il percorso ed i progressi, se, in una parola, non sono stato all’altezza delle vostre aspettative e non sono riuscito a farvi percepire che per me siete stati e siete importanti, perché avete costituito la mia seconda famiglia.
Un’ultima raccomandazione, mentre il mio pullman si sta fermando:
usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha; non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non “adattatevi”, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente.
Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare, non state tutto il santo giorno incollati a cazzeggiare con l’iphone. Leggete, invece, viaggiate, siate curiosi (rammentate il coniglio del mondo di sofia? ).
Io ho fatto, o meglio, ho cercato di fare la mia parte, ora tocca a voi.
Le nostre strade si dividono, ma ricordate che avete fatto parte del mio vissuto, della mia storia e, quindi, della mia vita. Per questo, anche ora che siete grandi, per un consiglio, per una delusione, o semplicemente per una risata, un ricordo o un saluto, io ci sono e ci sarò. Sapete dove trovarmi.
Ecco. Il pullman è arrivato. Io mi fermo qui.
A voi, buon viaggio".