La prima a parlare di lui, fuori dall’ Istituto "IIS Leonardo da Vinci", alla giornalista Erica Dellapasqua del Corriere della Sera, appena finito l'esame, è Genie, studentessa filippina con la media dell’otto, che sussurra ai suoi amici: «Ragazzi, c’era anche Panebianco, collegato in video, che forza, che emozione!»
Raffaele Panebianco, insegnante al Leonardo Da Vinci di Roma, racconta la difficoltà della didattica a distanza senza poter vedere e «sentire» i ragazzi. All’esame ha partecipato in videoconferenza. E’ cieco, ma ha comunque continuato a insegnare per tutto il periodo della didattica a distanza e adesso è collegato da casa, col pc, per seguire i suoi alunni anche al grande orale della maturità. Il prof. Raffaele Panebianco, 60 anni, insegna Diritto e economia. Ha sempre insegnato da cieco avendo perso la vista a 9 anni, nel suo paesino di origine in Calabria, maneggiando un residuato bellico scambiato per un gioco. Neppure l’emergenza Covid l’ha fermato. Diplomato al classico, poi l’università, ha preso due lauree, in Scienze politiche e Lettere. Fuori dalla scuola, è diventato anche un maratoneta paraolimpico quindi ecco: la forza di volontà, certo, non gli manca.
Questa volta però la prova è stata davvero dura. «A scuola e in classe potevo contare sulla collaborazione preziosissima di tutti i miei colleghi e anche dei ragazzi, che sono sempre stati molto rispettosi», racconta. Il suo accompagnatore lo aiutava nei tragitti e restava in aula, mentre Panebianco spiegava. «Io immaginavo il grafico nella mia mente e i ragazzi lo disegnavano sulla lavagna, poi confrontavamo i modelli per capire se avevano fatto giusto oppure no». Modi, tecniche, soluzioni pensate e rodate in anni e anni di insegnamento. Alla fine aveva trovato un suo equilibrio, che però questo virus ha spazzato via. «Non lo nego, in questi mesi ho avuto momenti di grande sconforto - ricorda ancora il professore -. In classe, anche se non posso vedere i ragazzi, posso sentirli, ascoltare e percepire delle reazioni anche dai movimenti o dal tono di voce. Tramite uno schermo, invece, è tutto più difficile: non riuscire neanche sentire bene, non sapere chi è presente, con la connessione che va e viene, senza un ritorno immediato, davvero una dura prova. Io prima usavo il pc solo per leggere, o redigere delle verifiche, insomma qualcosa di molto residuale rispetto ad adesso».
Immediata la reazione di tutti i suoi studenti e colleghi che lo hanno sommerso di affettuosissimi messaggi. "Sono sempre stata orgogliosa del prof. per tutti i suoi sforzi, specialmente durante questa pandemia. Ha sempre cercato un modo per aiutarci e non lasciarci da soli️" Ha scritto, poi, Genie alla classe, aggiungendo un grande cuore rosso.